Il
destino come scelta è un manuale di psicologia esoterica
pubblicato il 1° Gennaio 1984 da Thorwald Dethlefsen, psicoterapeuta, filosofo,
scrittore ed esoterista tedesco. L’autore spiega che l’uomo crede di agire, ma è
agito: la maggioranza del gregge bela ipnotizzata e obbedisce al pastore, ma
anche le persone non ipnotizzate obbediscono comunque a dei programmi, di cui però
non sono coscienti a causa delle abitudini. Secondo Dethlefsen, tutti gli
uomini “dormono” e bisogna svegliarsi prima di poter svegliare gli altri.
L’esoterismo
desta coloro che non dormono più così profondamente e sono disposti ad aprire
gli occhi: chi vuol seguire la via esoterica deve solo svegliarsi e imparare a
guardare e a vedere. Non serve ribellarsi, infatti tutti i sistemi di
saggezza insegnano che solo subordinandosi alla legge si diviene liberi.
I
recenti fatti olimpici hanno dimostrato quanto facilmente siamo tutti
manovrabili ad opera di chi ben conosce la nostra psicologia (e ancor di più la
nostra dimensione astrale). L’incontro di ieri tra la “nostra” italiana, donna
vera, e l’algerino trans (ma con tutti i gioielli di famiglia ancora nelle
mutande)ci ha drenato delle nostre energie, che era
esattamente ciò a cui gli Oscuri miravano. Sono astuti e hanno un’esperienza
millenaria.
Lo
afferma anche Louis Pauwels ne Il Mattino dei Maghi, testo edito nel
1960 e “relegato” nel genere del realismo fantastico, ma che è invece un vero e
proprio saggio di esoterismo. Tra le altre cose, l’autore cita anche i Nove
Ignoti, un gruppo di saggi che osserva l’umanità con sincera compassione e
senza interferire troppo con le vicende terresti e che detiene nove libri che
custodiscono tutta la scienza del mondo. Il primo libro è dedicato alle tecniche
della propaganda e della guerra psicologica. Sono strumenti che il potere usa
da sempre e stavolta è un onore vedere Berlicche all’opera sapendo che è
all’opera. Da lui c'è solo da imparare.
Chapeau.
Negli ultimi giorni il nostro piano astrale è stato pesantemente turbato dalla modalità volgarmente woke con cui si sta svolgendo la 33esima edizione delle Olimpiadi moderne.
In un secondo Parigi si è trasformata da Ville Lumière in Ville Lucifer, e forse i roghi delle cattedrali francesi degli ultimi anni (Notre Dame nel 2019, Nantes nel 2020, Rouen tre settimane, per ricordare solo la tripletta più nota) erano solo i prodromi di ciò che ancora deve arrivare, considerato che nel 2028 le Olimpiadi si terranno a Los Angeles, città demoniaca per antonomasia.
L’Agenda 2030 si esplica ormai con sfacciataggine; e dopo aver dissacrato il divino con l’orrida parodia LGBTQ+ dell’ultima Cena, si accanisce anche sull’umano, costringendo gli atleti del triathlon a nuotare letteralmente nella melma. E ieri è arrivato l’immancabile attacco all’Italia, che, ormai lo sappiamo, è il terreno di prova su cui condurre tutti gli stress tests possibili e immaginabili, e gli Oscuri di immaginazione ne hanno tanta!
Sapete
tutti di cosa sto parlando: ieri abbiamo assistito all’incontro/insulto tra
Angela Carini e il pugile Imame Khelif che si è aggiustato il pacco sul ring. Tutta
l’Italia si è indignata (a parte qualche idiota woke); tutti ci siamo
stretti attorno alla “povera vittima”, alla quale però qualche saggio amico deve
aver consigliato di ritirarsi PRIMA e non dopo i pugni dell’algerino. E questo
per due motivi; il primo è che un maschio può superare la forza di una femmina
fino al 162%; la seconda è che, se per assurdo la Carini avesse vinto, avrebbe
stabilito un pericoloso precedente, sdoganando quest’ennesima follia post-modernista.
Ma torniamo alla Carini. Se è stata la vittima sacrificale, l’ha scelto lei; dal momento in cui ha aderito al sistema, per calcolo o per convinzione, non ha più avuto altra scelta; non si può infatti smettere di sostenere la dittatura e chi si è adeguato nel triennio farsemico ha perso ogni potere personale. La Carini deve fare ciò che le viene imposto, pena la perdita di tutto ciò che ha ottenuto finora. In fondo si trattava di prendere un pugno come ne aveva presi tanti, un po’ più forte, certo, ma tanto bastava. Insomma, si è venduta al sistema.
Per
altro, occorre ripeterlo, accettando di combattere contro un trans ha posto un
precedente terribile e se per assurdo avesse vinto, avrebbe sdoganato ancora
più la folle narrativa woke.
I
carnefici (credendo per altro di essere i salvatori) sono stati naturalmente i giudici olimpici, che l’hanno data in pasto
a un pugile che ha sì i testicoli, ma non le palle per battersi contro i suoi
simili (ossia altri maschi come lui con corredo cromosomico XY come lui). Secondo i giudici
quindi Imame, anche in presenza di attributi maschili, è una donna. O piuttosto
una femminuccia.
Il primo a pubblicare tale leggenda fu il cronista domenicano Giovanni di Metz nel 1240, ma la storia circolava già da almeno due secoli ad opera teologo e monaco ghibellino Sigeberto di Gembloux (1030-1112), il quale diceva di averla letta nel “Viris Illustribus” di San Girolamo. La leggenda fu poi ripresa da vari autori protestanti del 1500, secondo i quali ogni nuovo papa veniva sottoposto a un accurato esame per assicurarsi che non fosse una donna travestita (o - dio non voglia! - un eunuco) e pare sia sorta in seguito a un’altra leggenda medievale, quella della papessa Giovanna, al cui riguardo suggerisco la lettura dell’opera di Pietro Ratto, Le pagine strappate.
Ma come sappiamo, miti, leggende e bugie hanno sempre un fondo di verità. E la verità è che, mentre gli eunuchi erano aborriti da Yahwé e non potevano entrare a far parte del suo collegio sacerdotale (cfr. Levitico 21, 10-24, per limitarci a un solo passo biblico), al contrario i sacerdoti della dea erano quasi tutti eunuchi ed erano sottomessi alle sacerdotesse, donne che nelle civiltà mediorientali vissute 6000 anni fa avevano ruoli sociali consultivi e decisionali.
Qualcuno
saprà già di cosa sto parlando. A beneficio degli altri ripubblico 5
articoli fatti di appunti ed estratti dal testo del 1976 di Merlin Stone, Quando
dio era una donna.
La
Stone analizza in una nuova chiave i reperti storici, le usanze e persino il lessico
di quelle civiltà tramandati fino a noi dai testi più antichi, tra cui anche la
Bibbia, evidenziano come le leggi e l’uso del linguaggio dei popoli invasori attestino
la presenza diffusa di una religione della dea che non puniva e non minacciava
i suoi accoliti.
Forse il contatto con la realtà è andato perso allora, quando gli
invasori indoeuropei calarono dal Nord devastando le fiorenti civiltà
mediterranee. Quello che stiamo vivendo ora è forse l’epilogo tragico di un’opera
di distruzione iniziata molti millenni or sono. E forse questa nuova
prospettiva fornirà una nuova comprensione del presente.
Buona lettura




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