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Be my knife - 7. Dell’Altrove e dell’ultimo coltello

Uno sconosciuto ha visto in me qualcosa che l’ha colpito al punto da spingerlo ad affidarmi la sua anima. È il contratto che abbiamo stipulato: anima per anima. A quel punto della vira, un incontro a metà strada non basta più, il vero incontro avverrà solo se ciascuno di noi compirà tutto il cammino verso l’altro. Credo di non aver mai percorso un tragitto così lungo, ma la tua voce illuminerà il mio cammino, così come il mio canto guiderà i tuoi passi.

Pianto?” hai chiesto. Non più: ora il pianto si schiarisce in un canto. L’angoscia che tutto quello che c’è di buono in me non sarà mai dato a nessuno, e che nessuno lo vorrà mai, è svanita, e ogni volta il cuore sussulta sentendoti pronunciare il mio nome.

Forse nemmeno tu capisci cosa sia ad emozionarmi tanto, ma la tua lettera, piena di calore e di luce – soprattutto il postscriptum finale, solo una riga - mi è sembrata come un passaggio dall’ombra alla luce. Come se tu mi avessi teso una mano, facendomi superare il confine oltre il quale si trova la luce. Gentilmente, come se fosse del tutto naturale con un estraneo.

Spesso penso che in me non ci sia neanche una molecola d’innocenza, e ciononostante mi rivolgo a te con candore. Da quando ho iniziato a scriverti le parole sono sgorgate da una fonte nuova, come se un seme fosse stato tenuto in serbo per un’annata particolare.

Ti chiedo solo di non lasciarmi la mano fino a quando ci colmeremo dell’intensa emozione della nudità. Non fraintendermi, non parlo di una nudità erotica, ma della nudità dei pensieri, come quella delle tue parole nelle lettere. Quanto più sei distante fisicamente, tanto più riesci a svelarti.

Lo so, non c’era bisogno di spiegarlo, che questo tuo “vero io” non ha nulla a che vedere con me, è qualcosa di completamente tuo. Ma io leggo anche quello che hai aggiunto sotto, con una strana grafia: a volte provi un brivido scoprendo come un estraneo riesca a notare, con un solo sguardo, questa tua essenza e, senza conoscerti, a chiamarla col suo vero nome.

Magari smetterò di vivere nel mondo, nella cosiddetta vita, per limitarmi a scrivere, a descrivere te in ogni situazione e a raccontare come mi sento mentre ti guardo, perché tra poco finirà questo dialogo tra noi, quando moriremo l’uno per l’altra, anche se tu non ne vuoi sentir parlare. Ad ogni lettera ti crei di nuovo e quasi dal nulla in me. Da dove rubi la sostanza in cui ti materializzi nella stanza ogni volta? Noi non siamo vivi in questo mondo, ne abbiamo parlato, ricordi? Ma è vivo tutto ciò che abbiamo scritto.

Così a volta parlo a me stessa col tuo timbro, la tua voce scritta, e una punta di tristezza nel fondo. Come hai scritto tempo fa, “esistono tra noi incredibili tratti di somiglianza. A volte li scorgo nelle lettere, sono come dei cavi elettrici, carichi di tensione e di pericolo”.

La somiglianza tra noi è forse soprattutto in ciò che tu definisci “i torbidi meandri dell’anima”. Per questo non posso fare a meno di continuare ad avvicinarmi a chi mi rimanda l’eco delle cose che meno amo in me stessa. Mi avvicino a te fino a lambire i tuoi pensieri, per poi scoprire che sono come sassi nelle acque della mia mente, e ciò che tu esprimi o celi modifica il mio intero bios. Te ne eri accorto?

* * *

 Per uno strano miracolo siamo riusciti a sottrarci al legame strategico che unisce uomini e donne, e questa nostra vicinanza e questo nostro riversarci l’uno nell’altra ci hanno permesso di percorrere un lungo camino, in fondo al quale abbiamo scoperto che i nostri corpi sono solo un accidente. Quel che conta davvero è l’Essere.

Nel punto in cui ci troviamo ora ti è proibito proteggermi: è il nostro patto. Questa notte ci scriviamo tutto, mano nella mano, nient’altro che la verità, che risuona come l’eco di una risata montana. Un mese dopo l’altro ci siamo raccontati le nostre paure e speranze, e di colpo tutto si è mutato in una fitta di dolore, dalla quale sono rinata: ho traversato il dolore e il dolore stesso mi ha traghettato dall’altra parte.

Questo è l’altrove che ho rincorso per tutta la vita. È qui. Era sempre stato qui. Lo dovevo capire sperimentandolo, che l’Altrove si sovrappone all’Ovunque, e forse questo è uno dei tanti significati nascosti di Alfa e Omega: il viaggio si concluderà dov’era iniziato.

                                                              

Altrove & Ovunque.

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